GREEN E MULTICULTURALITÀ, L’UNIONE EUROPEA SCEGLIE FÒREMA PER FORMARE GLI HR MANAGER

Al via “HR Plus”, coinvolte cinque nazioni. L’ente del sistema confindustriale veneto è capoprogetto di un’iniziativa europea dopo dieci anni. La sfida è formare HR per migliorare le competenze dei lavoratori sulla transizione green, digitale e multiculturale. L’evento di presentazione internazionale il 20 novembre a Padova, seguiranno appuntamenti in Spagna e Ungheria

Il tema dei flussi migratori è all’ordine del giorno. Per le aziende, integrare la nuova forza lavoro implica spesso attività di upskilling su persone volonterose, ma senza le capacità operative necessarie. Non bastasse, le stesse aziende, alle prese con le evoluzioni dell’industria 4.0, devono fornire nuove competenze (upskilling) ai propri lavoratori. Il tutto in un contesto sempre più multiculturale ed eterogeneo. Queste sono le sfide che devono affrontare gli hr manager a livello mondiale, sfide per le quali non sono ancora del tutto preparati.

Per questo motivo Fòrema ha avviato da capo-progetto un’iniziativa a livello europeo, battezzata “HR Plus”. Negli ultimi venti mesi si è lavorato per creare un gruppo di lavoro composto da una ventina di manager, oltre che di Fòrema, anche di PC Trend, società di Budapest (Ungheria) che lavora con l’associazione nazionale degli HR ungheresi; Gdoce, ente di Vigo che ha sei sedi in Spagna dedicate alla formazione; Previform, società di formazione Ponte de Lima (Portogallo); Evta, il network di enti di formazione con base a Bruxelles (Belgio) che opera a livello europeo. Accanto a loro anche altre due realtà italiane: Fondazione Aldini Valeriani di Bologna e Veneto Lavoro.

HR Plus protagonista di eventi l’anno prossimo ad aprile in Spagna, ad ottobre in Ungheria e a maggio 2026 è prevista la chiusura a Bruxelles. Ricordiamo che era da dieci anni che l’ente di formazione del sistema confindustriale veneto non era capo-progetto a livello europeo, in un settore assimilato a quello della “ricerca e sviluppo”: si stanno definendo le competenze chiave per una figura professionale, da attività come queste dipenderà il ruolo dell’HR nel futuro.  Il focus è formare HR manager capaci di gestire competenze innovative europee per gestire la twin transition (ossia il doppio e contemporaneo percorso in ottica sostenibile e digitale) e l’interculturalità.

“Al termine di questa esperienza riusciremo ad innovare il ruolo e il profilo dell’HR manager attraverso lo sviluppo congiunto e transnazionale di un programma di formazione”, commenta Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema. “Forniremo ai responsabili del personale strumenti e metodologie per attrarre, integrare, coltivare il capitale cognitivo e renderlo volano per il riposizionamento competitivo dell’azienda. Così le aziende potranno potenziare l’efficacia della formazione del personale, sviluppare soluzioni organizzative e servizi interconnessi con il territorio per rendere l’impresa più attrattiva verso le nuove esigenze dei lavoratori e dei cittadini, aperta alla multiculturalità e alla diversità. Ma soprattutto aggiornare le competenze e il profilo professionale dei responsabili HR, acquisire best practices provenienti da contesti territoriali di maggior successo sostenendo i sistemi produttivi nello sviluppo di strategie positive per l’integrazione dei nuovi cittadini dell’UE e contro il declino demografico”.

“Avviamo qui a Padova le attività”, spiega Roberto Baldo, capo progetto per Fòrema. “In questa prima fase, si concretizzerà un’indagine a livello europeo per capire di cosa hanno bisogno, oggi, gli HR manager per riuscire davvero a integrare i lavoratori in aziende realmente multiculturali, garantendo loro la formazione e le competenze necessarie in un periodo nel quale, anche sulla spinta delle innovazioni dell’intelligenza artificiale, molte competenze stanno diventando inutili e altre sono molto ricercate. Il tutto avviene mentre le popolazioni emigrano a ritmo crescente, il tema dell’inclusione in azienda sarà sempre più prioritario. Siamo orgogliosi che la Commissione Europea abbia scelto Fòrema per definire, assieme agli altri partner, le skill che dovranno avere gli HR del futuro”.

Una volta formalizzati i bisogni, l’estate prossima sarà definito un corso sperimentale e pilota valido a livello europeo e certificato da tutti i paesi membri, che sarà poi successivamente presentato e realizzato tramite eventi in tutti gli stati partner. Alla fine, si dovrebbe arrivare ad una modifica della lista delle “competenze innovative validate” previste da Regioni e Stato come le abilità che un HR deve avere per compiere il proprio lavoro: sono le competenze che certe figure professionali devono avere per poter svolgere la professione.

Nel progetto, decisivo il ruolo delle aziende. Vanno citate le presenze di Carlo Vanin, Chief HR & Organization Officer di Carel Spa e Roberta Fagott, Chief Human Capital di SIT Spa. Il progetto è cofinanziato dall’Unione europea all’interno del “Programma Erasmus+ – Azione KA220 – Partenariati di Cooperazione – Ambito VET. HR+- Innovative competencies for HR manager among twin and social transition in knowledge intensive industries”.

Per contatti e informazioni è stato realizzato il sito internet www.hrplusacademy.eu e sono stati attivati i canali social relativi.

NASCE LINKEGREEN, IL SERVIZIO DI MATCHING TRA FINANZA E SVILUPPATORI PER LE ENERGIE RINNOVABILI

Fondata a Salerno la start up che mette in contatto studi tecnici di sviluppo e fondi di investimento per la realizzazione di impianti che producono energia rinnovabile. Già installati 1,8 GW grazie alla piattaforma che attualmente gestisce più di 150 progetti in fase di sviluppo. Il founder è l’avvocato Giuseppe Andrea D’Alessio: “Connettiamo imprenditori visionari e capitali per accelerare l’adozione di energie rinnovabili nel Bel Paese”. Boom di richieste tra Puglia, Sicilia e Basilicata

Da un lato, i cosiddetti sviluppatori: studi tecnici con esperienza nel mercato delle energie rinnovabili. Dall’altro, fondi di investimento, hedge funds o player industriali interessati ad investire nell’energia green e a caccia di un affare che faccia anche bene all’ambiente. Nasce a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, LinkeGreen, servizio di matchmaking che unisce imprenditori visionari e investitori impegnati per un futuro energetico sostenibile: di fatto è il primo “one stop shop” nel mondo della finanza green per lo sviluppo di impianti utility-scale, ossia quegli impianti industriali di grandi dimensioni che generano energia solare o eolica e la immettono nella rete.

Il founder è Giuseppe Andrea D’Alessio, ex avvocato d’affari originario di Salerno, che prima di fondare LinkeGreen ha lavorato in diversi studi legali internazionali, occupandosi di Merger&Acquisition nel mercato delle energie rinnovabili. “Il mercato ha bisogno di una scrematura sulle opportunità che vengono proposte perché i progetti spesso sono deboli dal punto di vista finanziario”, spiega. Per questo ho creato una piattaforma che, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, agevola i team di sviluppo nelle attività di reperimento di nuovi deal interessanti per le società che investono in questo mercato. Per farlo, gli stakeholder di LinkeGreen vengono profilati prima in maniera tradizionale e poi dal machine learning che impara il comportamento degli investitori in piattaforma. Mettiamo in contatto domanda e offerta grazie all’AI e così facendo combattiamo l’uso di combustibili fossili”.

La startup innovativa, che è anche una società benefit, è stata costituita nel gennaio dello scorso anno ed ha lanciato la piattaforma sul mercato pochi mesi dopo. Fino ad oggi, sono stati generati accordi commerciali per 1,8 GW (un GW equivale ad un miliardo di watt, è una misura che si usa nei grandi impianti), tutti progetti rinnovabili sul territorio italiano, ma anche nei Balcani dove LinkeGreen è appena approdata con la piattaforma “.ro”. 

L’azienda ha posto il focus su potenziali cantieri in tutta Italia: ad oggi sono 150 i progetti in gestione da parte di LinkeGreen, con focus sul Sud Italia (che occupa il 79,5% del business aziendale) e a Nord (15,2%). A livello regionale, è boom di richieste in Puglia (36 progetti), Sicilia (25), Sardegna (20), Campania (14) ed Emilia-Romagna (11). 

Attualmente LinkeGreen gestisce una pipeline di opportunità con una potenza complessiva di circa 11 GW, suddivisa tra fotovoltaico, eolico, agrovoltaico e storage BESS (le “batterie”, quei dispositivi elettrochimici che possono convertire l’energia elettrica in energia chimica o viceversa). Quest’ultimo è un interessante segmento di mercato: esistono diversi sistemi di accumulo di energia a batteria e sono sempre più richieste.

“La platea degli investitori con i quali LinkeGreen oggi si interfaccia è particolarmente eterogenea”, spiega ancora D’Alessio. “Hedge funds, società quotate (perlopiù straniere), fondi pensione, fondi di private equity, investitori professionali, produttori, IPP, investitori industriali ed altri”.

Tra i progetti più interessati che sono nati, BESS tra Puglia e Sicilia con potenza complessiva di 490 MW (milioni di watt, ndr). L’accordo ha previsto un contratto di co-sviluppo. A Catania è stato invece realizzato un accordo per progetto eolico con una potenza di 98 MW. Si tratta di un progetto in stato di cantierabilità (c.d. Ready to Build) ideato da uno sviluppatore locale. 

“Il nostro obiettivo è aiutare la società ad uscire dalla dipendenza da combustibili fossili”, conclude Giuseppe Andrea D’Alessio. “Vogliamo connettere imprenditori visionari e capitali per accelerare l’adozione di energie rinnovabili. La scalabilità di LinkeGreen e gli ambiziosi obiettivi prefissati dall’Unione Europea ci fanno ben sperare per un florido futuro in ottica sempre più green e sostenibile”.

Mezza tonnellata di rifiuti raccolti nel flash-mob di Clean the Planet per ripulire gli argini del Po

Sabato 9 ottobre sugli argini del Po, in zona Gran Madre, circa centocinquanta persone si sono impegnate con entusiasmo nel flash-mob “Puliamo insieme il Po!” Come suggerisce anche il nome l’iniziativa ha visto i partecipanti, dotati di sacchi e pinze per la raccolta e con l’ausilio di un trattore, ripulire gli argini del fiume da tutti i rifiuti che lo soffocano: una situazione resa ancor più evidente dalla siccità di settembre. Non solo bottiglie e detriti ma anche biciclette, monopattini, letti, sedie e vecchi mobili che deturpano una delle risorse naturali più preziose della città, che ospita tante specie di uccelli e pesci: sono stati circa 500 i chili di rifiuti raccolti.Il flash mob di sabato è una delle iniziative di Clean the Planet, associazione senza scopo di lucro nata a Torino nel 2020.

 

(11-10-2021) Bel pomeriggio, quello di sabato 9 ottobre sugli argini del Po in zona Gran Madre. Circa centocinquanta persone – adulti e bambini, volontari dell’associazione senza scopo di lucro Clean the Planet – si sono impegnate con entusiasmo nel flash-mob “Puliamo insieme il Po!” Come suggerisce anche il nome l’iniziativa ha visto i partecipanti, dotati di sacchi e pinze per la raccolta e con l’ausilio di un trattore, ripulire gli argini del fiume da tutti i rifiuti che lo soffocano: una situazione resa ancor più evidente dalla siccità di settembre. Non solo bottiglie e detriti ma anche biciclette, monopattini, letti, sedie e vecchi mobili che deturpano una delle risorse naturali più preziose della città, che ospita tante specie di uccelli e pesci.

I volontari, partiti dal “Bar Lumen”in Corso Moncalieri, hanno raccolto a fine giornata 500 chili di rifiuti e detriti. Un bel risultato per quella che è stata la quarta iniziativa organizzata da Clean the Planetun’associazione nata proprio a Torino nel 2020 dalla volontà di un gruppo di amici, accomunati dall’idea di ripulire i percorsi che ogni weekend affrontavano in bicicletta o a piedi. Gesti di civiltà che hanno fatto proseliti e che hanno portato a organizzare iniziative come quella dello scorso 9 ottobre, che ha seguito altri flash-mob concentrati in zona Sassi, nei parchi della Pellerina e del Valentino, oltre a quello di agosto per ripulire la spiaggia di Forte dei Marmi.   Lo spirito che ispira e anima Clean the Planet, che al momento conta nove soci fondatori e una trentina di volontari regolarmente iscritti, resta sempre “più siamo, meglio stiamo”. Ed è con questo spirito che l’associazione invita tutti (torinesi e non) a unirsi alle prossime iniziative, che saranno comunicate su https://www.cleantheplanet.it/partecipa-ad-un-evento/.

La mission di Clean the Planet è un sogno che può (ancora) diventare realtà: poter lasciare alle generazioni future un pianeta più pulito e vivibile, creando empatia e compassione tra l’uomo e la Terra con le sue biodiversità. Per raggiungere questo obiettivo è necessario impegnarsi tutti insieme, pulendo “un pezzettino alla volta”. Un pezzettino che è rappresentato sia dai flash-mob, sia da una serie di corsi di sensibilizzazione per bambini e ragazzi, ospitati in numerose scuole di Torino.

Per ulteriori informazioni e comunicazioni è possibile scrivere a: info@cleantheplanet.it

Riciclare plastica senza sprechi e inquinamento: da un’azienda emiliana il sistema di filtraggio che lo rende possibile

CleanChanger© , il sistema messo a punto dall’emiliana BD Plast, consente di recuperare il 100% del materiale. Il Ceo Boicelli: «Ottimizziamo e innoviamo l’intera filiera dell’estrusione»

 

(06-10-2021) Processare plastica riciclata senza spreco di materiale, e senza, quindi, disperderlo nell’ambiente, e garantendo un livello di pulizia pari a quello della plastica nuova. A renderlo possibile è CleanChanger© , il nuovo sistema cambiafiltri messo a punto dall’emiliana BD Plast.

Filtrare la plastica riciclata è un passaggio essenziale per il suo riutilizzo. Una delle principali sfide del settore è rendere questo sistema il più efficiente possibile, riducendo gli sprechi e garantendo un elevato grado di purezza e pulizia delle plastiche recuperate. I sistemi cambiafiltri vengono utilizzati proprio per ottimizzare i processi di estrusione. Studiati per un filtraggio completo del termoplastico, questi sistemi garantiscono alle aziende e agli utilizzatori finali eccellenti risultati sui rigenerati, consentendo un processo di lavorazione di alta qualità su materiali con un elevato grado di prezza.

BD Plast, azienda attiva da anni nello sviluppo di nuovi sistemi per l’estrusione, ha creato CleanChanger© , un cambiafiltri idraulico autopulente e continuo. Si tratta di una vera e propria svolta innovativa per il settore, perché il sistema automatico di espulsione dei residui permette un’autonomia particolarmente elevata. CleanChanger©  consente inoltre il recupero del 100% del materiale di estrusione, senza sprechi per le aziende e ripercussioni sull’ambiente.

Oggi il mercato richiede molti sistemi cambiafiltri a flusso continuo, capaci di una perfetta continuità nel flusso di polimero, e in grado di ridurre al minimo gli sprechi – spiega il Ceo di BD Plast, Dante Boicelli – La nostra azienda è sempre stata attenta a intercettare le esigenze del mercato. Puntiamo moltissimo su Clean Changer, perché non è solo un nuovo prodotto, ma una soluzione in grado di ottimizzare e innovare l’intera filiera produttiva dell’estrusione”.

“La nostra è una realtà che non lavora per stravolgimenti, ma segue logiche di miglioramento continuo – aggiunge Boicelli – Per questo stiamo lavorando anche sugli impianti tradizionali, per renderli più efficienti e sicuri». BD Plast realizza circa 1400 impianti all’anno. «Abbiamo una linea di sistemi cambiafiltri affidabili, grazie a un’attenzione all’intero processo: dalla progettazione della macchina, al montaggio direttamente presso il cliente”.

BD Plast è una family company fondata nel 1986 a Bondeno, in provincia di Ferrara, dedicata alla produzione e alla vendita di cambiafiltri per linee d’estrusione della plastica, che ha consolidato nel tempo la propria posizione in Italia attraverso la tecnologia downstream. L’azienda emiliana impiega oggi una cinquantina di dipendenti altamente formati e qualificati, capaci di contribuire alla crescita della società attraverso la progettazione e la realizzazione di nuove linee di macchine e di prodotti come adattatori, curve e colli d’estrusione, consolidando nel tempo importanti partnership internazionali e potenziando il service, inteso come un vero e proprio valore aggiunto per la massima soddisfazione della clientela.  Trentacinque anni d’innovazione, sviluppo d’idee e proposte di soluzioni all’avanguardia hanno caratterizzato l’approccio di BD Plast al mercato, con una propensione al rinnovamento non solo per quanto riguarda l’offerta di impianti, ma anche per scelte strategiche volte a rispondere ai vari cambiamenti del contesto produttivo.

Più informazioni:
CleanChanger
BD Plast
www.bdplast.com
BD PLAST FILTERING SYSTEMS SRL
via Copernico 32, 44012 Bondeno – Ferrara, Italy
T. +39 0532 888811

IL SETTORE PETROLIFERO SI TINGE SEMPRE PIU’ DI VERDE SECONDO UN NUOVO STUDIO DI PROTOLABS

Il settore dei servizi petroliferi si sta radicalmente ristrutturando per sopravvivere in un mondo che punta a emissioni nette di carbonio a zero, secondo il rapporto pubblicato oggi.

L‘84% degli intervistati italiani a “Decision Time” – un‘indagine di Protolabs che esplora le sfide e le opportunità per il settore europeo dei servizi petroliferi – sta già ridefinendo il loro core business a causa della transizione energetica. La maggioranza vede nella sostenibilità un’opportunità, con l‘80% convinto che sia un modo per differenziarsi e far crescere il proprio business, traendone un vantaggio nei mercati globali.

L’indagine, che ha intervistato più di 180 leader di aziende che operano nel campo dei servizi petroliferi in tutta Europa di cui 31 aziende italiane, ha anche evidenziato la necessità di innovare per sopravvivere. Entro i prossimi 12 mesi, l’81% degli intervistati italiani prevede di implementare la robotica e l’automazione, mentre il 74% di impegnarsi nel Manufacturing-as-a-Service (MaaS) – stampa 3D e produzione on-demand –  per ottimizzare la produzione di componenti.

“L’innovazione e la tecnologia sono caratteristiche fondamentali nel settore dei servizi petroliferi, il che è incoraggiante viste le straordinarie pressioni sul settore”, ha spiegato Bjoern Klaas, vicepresidente e amministratore delegato di Protolabs Europe – La volontà del settore di assicurarsi un futuro a lungo termine porta le aziende a espandendersi in altre industrie e  ampliando le loro capacità. Con la transizione energetica che sta rivoluzionando il settore, combinata ad un settore dai profitti molto più bassi, è imperativo che le aziende continuino a innovare e ad abbracciare il mercato delle rinnovabili”.  

Protolabs, il produttore digitale leader mondiale di prototipi personalizzati e parti di produzione in volumi medi e ridotti, ha completato il sondaggio “Decision Time” nell’estate 2021.  

I risultati indicano anche un chiaro allontanamento dai combustibili fossili, con gli intervistati che si aspettano che la maggior parte del loro portafoglio sia costituito da attività non legate al petrolio e al gas. Klaas ha aggiunto: “Il rapporto ‘Decision Time’ mostra che gli intervistati si aspettano di aver convertito entro i prossimi 5 anni i due terzi dei loro progetti verso attività sulle energie alternative o su attività al di fuori del settore energetico, un incremento di 10 punti percentuali sugli attuali progetti. Anche questo testimonia la volontà di affrontare le sfide del settore”.  

Le opportunità per i servizi petroliferi
Aggregando i dati di tutti i 180 intervistati nei vari paesi europei, il 42% degli intervistati vede l‘energia rinnovabile come la più grande opportunità di transizione energetica per il proprio business nei prossimi due o tre anni, mentre il 22% ritiene che sarà la gestione della CO2 a farla da padrone. In un arco temporale minore, il 31% degli intervistati considera l’innovazione nel recupero del petrolio come la chiave per la crescita nei prossimi 12 mesi.

Klaas ha concluso: “Che il settore dei servizi petroliferi, e il più ampio settore energetico, passerà all’energia rinnovabile è pacifico. Ma questo studio ci illumina sulle tendenze già in atto lungo tutta la supply chain. Le aziende del settore apprezzano il valore della credibilità ambientale, non solo per assicurare la propria reputazione e i propri finanziamenti, ma anche in risposta alla necessità legislativa di ridurre le emissioni e alla necessità competitiva di essere sostenibili all’interno del mercato globale.   Ed è lo stesso per l’industria europea delle batterie: il rapporto “In Charge” all’inizio dell‘estate ha mostrato che il 58% degli intervistati crede che i principi di sostenibilità daranno ai produttori di batterie europei un vantaggio sul mercato internazionale. Dalle due indagini emerge una convergenza: le aziende stanno pianificando di spostare la propria supply chain più vicino alla propria base produttiva entro i prossimi 12 mesi. Questa è una tattica importante quando si considera la necessità di affidarsi all’innovazione, creare un business più flessibile e rivolgersi al Manufacturing-as-a-Service per fornire una modalità produttiva che inizierà una nuova era”.

OZOBOX, IL BREVETTO ITALIANO CHE DEPURA L’ACQUA (PER TUTTI) CON TECNOLOGIE GREEN

Nasce tra Padova, Venezia e Udine il primo dispositivo domestico che sanifica l’aria e purifica l’acqua (con tutti i benefici annessi). Si chiama OZOBOX, progettazione e realizzazione in Italia: la start up fattura già oltre un milione di euro. “Abbiamo portato nelle case di tutti uno strumento totalmente sicuro: c’è anche il sensore che blocca l’immissione di ozono se qualcuno entra nella stanza”

 

L’utilizzo dell’ozono per depurare l’acqua e sanificare gli ambienti è noto. Ma dopo l’arrivo del Covid si è registrata una vera e propria impennata di richieste di apparecchi capaci di dare garanzie e tutele contro la diffusione del virus. Ben prima della pandemia, però, nel settore c’erano dei pionieri, imprenditori illuminati che avevano intuito che le esigenze di sanificazione di aria e acqua stavano cambiando. E un anno prima che esplodesse il Covid un team di professionisti veneti ha iniziato a lavorare per portare quella tecnologia nelle case di tutti, per la prima volta con un apparecchio di raffinato design e funzionalità connesse alla quotidianità di ognuno: dopo tre anni di lavoro (e due brevetti) si presenta adesso OZOBOX

La prima parte di progettazione è avvenuta in un laboratorio di ingegneria di Limena, nel Padovano, dove sono stati realizzati i primi tre prototipi con le più evolute tecniche di stampa 3D. Poi l’azienda ha deciso di fissare la propria sede a Stra, nel Veneziano, dove oggi si trova l’headquarter. La produzione è invece affidata allo stabilimento di Tolmezzo, in provincia di Udine. Usati per la quasi totalità materiali e componenti realizzati in Italia, dalle schede elettroniche alla parte di plastica dell’involucro. E l’assemblaggio è fatto dalle sapienti mani dei professionisti friulani. 

“Siamo i primi a proporre un piccolo sanificatore portatile e di design, pensato specificatamente per gli ambienti domestici”, spiegano l’amministratore unico Patrizia Griggio e il direttore commerciale Roberto Bergantin, entrambi originari del Padovano. “Abbiamo brevettato dei programmi appositi che immettono nelle stanze solo una quantità di ozono che non mette a rischio la salute delle persone. Dopo anni di test di laboratorio, abbiamo realizzato una tecnologia che si può persino portare in giro, in vacanza o dovunque ci sia bisogno. Si sanificano gli spazi distruggendo la carica microbica con l’ossidazione e si depura l’acqua del rubinetto rendendola non solo sicura ma arricchendola di ossigeno per il benessere dell’organismo e il riequilibrio delle sue funzioni”. 

Ozobox è l’unico prodotto del suo genere che propone l’utilizzo contemporaneo di tre tecnologie green: l’ozono, i raggi Uv e gli ioni negativi. La particolarità sta anche nell’elevata sicurezza: il catalizzatore di ozono residuo è azionato in automatico alla fine di ogni programma di sanificazione (serve per eliminare l’ozono rimanente, convertendolo in ossigeno), inoltre un sensore di presenza lo attiva nel caso in cui una persona o un animale entrino per errore nella stanza durante il trattamento. Ci sono poi i programmi (almeno una ventina gli usi differenti dell’ozono, nelle schede qui sotto alcuni esempi) sia per l’acqua che per l’aria. 

Ozono Natura Srl oggi ha quattro dipendenti (esclusa la parte produttiva, in Friuli) e mira a chiudere il 2021 con un fatturato di 1,3 milioni di euro, in crescita del 30% sul 2020, anno di esplosione del Covid e di immissione nel mercato dei primi prodotti, figli dei tre anni precedenti di ricerca.  Ad oggi, sono stati prodotti oltre 4.500 sanificatori, ma è stata anche appena lanciata sul mercato la versione OZOBOX-PRO, un dispositivo riservato agli ambienti commerciali: negozi, bar, ristoranti e hotel.   Il logo OZOBOX è registrato per il mercato italiano ed europeo. “La nostra sfida è quella di raggiungere i mercati italiani, ma anche quelli europei – concludono dall’azienda – con un prodotto di eccellenza italiana che possa cambiare la routine della sanificazione nelle abitazioni di tutti”. 

GLI UTILIZZI DELL’OZONO 

Con l’ozono è possibile ottenere acqua iperozonizzata da bere per il benessere dell’organismo; sanificare l’acqua del rubinetto da microrganismi , pesticidi e cloro;  produrre acqua disinfettata per igienizzare la frutta e la verdura e per cucinare; produrre acqua disinfettata per medicare ferite, fare lavaggi del cavo orale, trattare dermatiti, acne, foruncolosi e psoriasi; trattare le onicomicosi di mani e piedi; effettuare il bagno all’ozono; purificare l’aria di casa da microrganismi e allergeni; eliminare l’odore di cibo, muffa, fumo, animale e aria viziata; ottenere acqua disinfettata per igienizzare pavimenti, vetri, oggetti e superfici lavabili; igienizzare il frigorifero e la scarpiera da microrganismi e odori; sanificare oggetti, scarpe, tessuti, cucce, giochi degli animali domestici; sanificare biberon e ciucci; produrre acqua ozonizzata per trattare le ferite e i disturbi dermatologici del cane e del gatto; produrre acqua ozonizzata per eliminare l‘odore e migliorare la lucentezza e la pettinabilità del pelo degli animali domestici; sanificare l’abitacolo e l’impianto di climatizzazione dei veicoli.

 

OZOBOX – LA SCHEDA DI PRODOTTO

OZOBOX è un sistema di purificazione, sanificazione e deodorazione che sfrutta le naturali proprietà igienizzanti di ozono, ioni negativi e raggi UV a partire dall’ossigeno presente nell’aria. Ozobox abbatte la carica microbica e virale e rimuove gli odori con un sistema che va oltre la semplice filtrazione, per una sanificazione che elimina allergeni e particelle inquinanti. Il corpo scatolare contiene più ozonizzatori, lampada UV-C e ionizzatore; ci sono un pannello di controllo con schermo tattile (display per visione programmi) e una centralina elettronica che gestisce i 20 programmi con i tempi di produzione ozono e di catalisi già preimpostati. Ozobox sanifica gli ambienti tramite la diffusione di ozono nell’aria e con lo stesso dispositivo sanifica anche l’acqua tramite una sonda ad immersione; ha a disposizione un sensore di presenza che blocca i programmi con ozono nel caso qualcuno entri erroneamente nell’ambiente durante la sanificazione. Il catalizzatore di ozono residuo entra in funzione al termine di ogni programma di sanificazione o in caso di necessità. La macchina sanificatrice è trasportabile tramite apposita maniglia realizzata sulla scocca, in alternativa può essere appesa a parete tramite apposita staffa con attacco rapido. Informazioni e prezzi: www.ozobox.it.

BIOECONOMY REGIONAL INVESTMENT FORUM. Le migliori aziende biotecnologiche italiane incontrano investitori, banche e venture capital per accelerare la transizione verde

Milano. Inaugurata a Milano la prima edizione dell’Investment Forum della Bioeconomia e dell’Economia circolare, occasione per dieci delle più innovative aziende biotecnologiche italiane di incontrare investitori, consulenti finanziari, venture capital alla ricerca di modelli di business sostenibili. Riunite dal Consorzio Italbiotec (www.italbiotec.it), primo ente no-profit italiano delle biotecnologie e dal Cluster Lombardo della Chimica Verde (www.chimicaverdelombardia.it), le aziende sono protagoniste di due giorni di presentazioni e formazione specialistica per rafforzarne l’internazionalizzazione e la capacità di attrarre capitali.

La Bioeconomia italiana, un comparto che nel 2020 ha generato un output di oltre 300 miliardi di euro e 2 milioni di posti di lavoro, si candida a guidare la transizione verde del Nostro Paese anche grazie al suo ruolo centrale all’interno del Recovery Plan. La Lombardia, con il maggiore numero di imprese chimiche e biotecnologiche a livello nazionale, si dimostra leader anche dell’economia circolare. Secondo i dati pubblicati dal Consorzio Italbiotec, il settore che fa uso di risorse biologiche e sottoprodotti della filiera agroalimentare mobilita in Lombardia 200 aziende e 43.000 addetti che fanno dell’economia circolare un modello per la produzione di bioplastiche biodegradabili, biomateriali per l’edilizia, l’abbigliamentointegratori alimentari e cosmetici a basso impatto ambientale.

Dal 2015 il fatturato delle PMI lombarde che investono nella produzione di beni e servizi bio-based è cresciuto del 42%, registrando un’impennata del 121% dei posti di lavoro. Migliorare l’accesso al credito per le imprese di questo settore è quindi strategico per dare ulteriore impulso alla crescita della bioeconomia. In questo contesto, l’Investiment Forum fornisce un percorso di accelerazione alle PMI, grazie al progetto europeo Horizon 2020 BBJU MPowerBIO e all’iniziativa Towards Green Transition Facility della European Cluster Collaboration Platform.  Straordinari gli esempi di innovazione di BictPacktinFlanat ResearchBioc-Chem SolutionBiosearchAlgaria  nel settore della nutraceutica e farmaceutica e quelli di RewowAEP PolymersVegeaBiopick in quello dei biomateriali che sfruttano sottoprodotti della filiera agroalimentare, alghe, microrganismi.

Sono vincitrici del Forum, Vegea produttice di tessuti biologici, cruelty-free ottenute dalle vinacce, Packtin start-up che converte gli scarti della filiera food in integratori, gel e coating biodegradabili infine Rewow Srl che da nuova vita all’olio alimentare esausto per produrre biopolimeri. Il percorso di business non si esaurisce con il Forum: le tre aziende vincitrici avranno accesso gratuito agli spazi di BICOWO (https://bicowo.it/), acceleratore d’impresa del Consorzio Italbiotec e a servizi di consulenza dedicati.

Mark it è la prima azienda Carbon Neutral in ambito marketing e comunicazione in Italia

Da inizio anno, Mark it opera a zero impatto di carbonio grazie ai progetti di compensazione delle emissioni di anidride carbonica (CO2), ed è la prima in Italia tra le aziende che operano nella consulenza aziendale e manageriale

Diventare Carbon Neutral significa operare con un limitato impatto sulle emissioni di CO2, intervenendo contestualmente sia sulle riduzioni delle emissioni, sia sulla compensazione.

Il processo per diventare Carbon Neutral prevede i seguenti interventi: per primo si raccolgono le informazioni al fine di poter calcolare le emissioni di CO2 emesse dall’azienda in un anno. Le informazioni che devono essere raccolte riguardano tutte le attività che prevedono una produzione di anidride carbonica, come ad esempio i consumi energetici, la logistica, il numero di ore lavorate in presenza e da remoto, i consumi elettrici, i mezzi utilizzati per spostarsi, i materiali utilizzati per la produzione. Una volta calcolato il totale delle emissioni, si va a vedere quali attività possono essere evitate o ottimizzate per ridurre le emissioni mentre per le attività inevitabili si possono acquistare dei crediti di CO2 certificati relativi a progetti di compensazione, così da neutralizzare le emissioni e poter diventare Carbon Neutral.

Mark it ha scelto due progetti di compensazione: il primo sostiene progetti di rimozione della plastica dal mare ad Haiti, in Indonesia, in Brasile e nelle Filippine, migliorando le condizioni di vita delle persone che partecipano ai progetti mentre il secondo si concentra sulla sostituzione del carbone con la biomassa derivante dagli scarti di legno, noci di cocco e bambù per la produzione di energia.

La Carbon Neutrality è applicabile all’intera azienda, come nel caso di Mark it, o a singoli prodotti,: sia per la fase di produzione sia per l’intero ciclo di vita del prodotto. Infine, i progetti di compensazione in cui si può investire sono molteplici e hanno come scopo quello di compensare le emissioni e di creare le condizione per uno sviluppo sostenibile, combattendo la povertà, la fame, le disuguaglianze di genere, migliorando in definitiva le condizioni di vita.

La scelta della Carbon Neutrality per Mark it deriva dalla necessità di sentirsi parte attiva nel processo di riduzione dell’inquinamento ambientale. L’azienda è nata nel 2015 adottando fin da subito comportamenti volti a diminuire il suo impatto sull’ambiente. La società si occupa di consulenza in ambito marketing, comunicazione e innovazione, aiutando le imprese nel processo di crescita ed internazionalizzazione.

Andrea Cortese, fondatore di Mark it, annunciando la certificazione così ottenuta, ha commentato: “Siamo molto contenti di essere in Italia i pionieri di questo nuovo approccio, in cui la necessità di intervenire immediatamente per evitare ulteriori catastrofi è dovere anche delle aziende. Essere consapevoli che ogni attività che facciamo produce un impatto è il primo passo, adesso sappiamo come fare l’analisi, quali attività vanno migliorate e quali progetti creano crediti che possono compensare le emissioni. E non da ultimo, siamo pronti ad accompagnare altre aziende in questo processo virtuoso”.

Oggi Mark it non è solo una delle prime aziende in Italia ad essere Carbon Neutral, bensì annovera tra i suoi servizi proprio la Carbon Neutrality con lo scopo di permettere a sempre più aziende di essere neutrali e raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità ambientale.

Maggiori informazioni sulla Carbon Neutrality sono disponibili a questo link.

Mark it Fondata nel 2015 con sede a Padova, Milano e Berlino Mark it è la società di consulenza che ha reso flessibile il team che si occupa del marketing e della comunicazione nelle aziende. L’utilizzo di strumenti di gestione innovativi, il continuo aggiornamento sulle nuove tecnologie e le 3 sedi operative, permettono ai clienti di avere un vero e proprio team dedicato al marketing e comunicazione sempre aggiornato ed estremamente flessibile basato sul modello Get What You Need.

3BEE, startup milanese che sviluppa sistemi per la salvaguardia e la protezione delle api, lancia la seconda edizione di Call for Impactability

AL VIA LA 2A CALL FOR IMPACTABILITY: PIÙ SOLDI PER LE IDEE DI IMPATTO 3Bee, startup innovativa che sviluppa sistemi di monitoraggio per la salvaguardia e la protezione delle api, rilancia la Call for Impactability – 2a edizione. Un concorso rivolto a tutti coloro maggiori di 18 anni con l’obiettivo di finanziare idee di impatto nell’ambito della sostenibilità ambientale e sociale. Un montepremi da 50 mila euro.  La prima edizione della call for ideas ha riscosso tantissimo successo con +200 idee innovative ricevute, +25 partner che hanno creduto in noi, 6.500 euro di montepremi e +5M persone raggiunte, anche grazie a Giulia Valentina, la content creator più apprezzata d’Italia che collabora con la startup per proteggere le api e che ha condotto l’evento finale. La mission di 3Bee: “Sfruttare le leve economiche per la sostenibilità.” Anche le aziende profit possono essere green e sostenibili.

(05-08-2021) Milano – 3Bee, startup innovativa che sviluppa sistemi di monitoraggio per la salvaguardia e la protezione delle api, rilancia la seconda edizione della Call for Impactability, concorso rivolto a tutti coloro maggiori di 18 anni con l’obiettivo di finanziare idee di impatto basate sui principi di sostenibilità, circolarità ed equità.    

I traguardi della prima edizione
La prima edizione della call for ideas ha riscosso tantissimo successo con +200 idee innovative ricevute, +25 partner che hanno creduto in noi, 6.500 euro di montepremi e +5milioni di persone raggiunte, anche grazie a Giulia Valentina, la content creator più apprezzata d’Italia che collabora da tempo con la startup per proteggere le api e che ha condotto l’evento finale. In occasione della prima edizione, il team di 3Bee ha riunito due giurie d’eccellenza composte da giornalisti ed esperti specializzati nell’ambito di sostenibilità, innovazione e startup, tra cui spiccano Sonia Massari, Consulente scientifico Fondazione BarillaFurio Suggi Liverani, Consigliere d’amministrazione e Direttore della Fondazione Ernesto IllyCristina Gabetti, giornalista e TV reporter di Striscia la Notizia.

I 3 vincitori della call saranno seguiti per un intero anno nella realizzazione dei loro progetti dal team 3Bee.

Cosa ci aspettiamo dalla seconda edizione
3Bee alza l’asticella, la sua mission aziendale diventa anche la mission della call: “Sfruttare le leve economiche per la sostenibilità ambientale e sociale”. Il montepremi aumenta passando da 6 mila euro a 50 mila euro. Non solo 3Bee, in questa nuova edizione estenderemo l’accesso alla call a nuovi partner che vogliano fare della sostenibilità la loro forza. “Il lancio della seconda edizione della Call for Impactability vuole mostrare quelli che sono i valori di 3Bee: premiare il talento e sostenere l’innovazione. Vogliamo influenzare la sostenibilità, diventando l’azienda leader nella protezione ambientale”, afferma Niccolò Calandri, CEO di 3Bee 
Grazie alle oltre 25 aziende e partner che hanno creduto nella prima edizione
Tra i partner della prima edizione ricordiamo hub di accelerazione e innovazione come ComoNExT – Innovation Hub, aziende innovative con un costante sguardo al futuro come Impactability@3bee.com per diventare sponsor della Seconda Edizione della Call for Impactability 2022.

https://www.3bee.com/impactcall/

3Bee
3Bee è una startup agri-tech fondata nel 2017 da Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti per preservare le api dall’estinzione e migliorarne la qualità di vita. La startup ha sviluppato HiveTech, un alveare 3.0 che consiste in una rete di sensori IoT, i quali, posizionati all’interno dell’alveare, monitorano il benessere delle api permettendo agli apicoltori di ridurre i trattamenti, diminuire le visite nell’apiario e abbassare le emissioni di Co2. Dalla sua nascita 3Bee ha sviluppato una rete di 2.000 apicoltori in tutta Italia in cui ha installato i propri sensori e ha dato vita all’iniziativa “Adotta un Alveare” dedicata a privati e imprese.  Per queste ultime ha ideato un programma di Corporate Social Responsibility (CSR) – Pollinate the Planet” – che in un solo anno ha permesso di salvare 70 milioni di api.

SOSTENIBILITA’ NEI BILANCI AZIENDALI, LE CERTIFICAZIONI DI IASE SI PRESENTANO A PADOVA

Si presenta in Veneto la prima certificazione mondiale per i professionisti della governance ecosostenibile, webinar organizzato da Fòrema. Il 25 febbraio sarà presentato anche il caso della Isap Packaging, cartiera veronese. Luca Passadore, amministratore delegato Fòrema: “Oggi l’impresa rimane sul mercato solo se fa rotta verso la sostenibilità e la comunica”

 

Oggi appare evidente che le pmi impegnate in una strategia di sostenibilità ottengono vantaggi di natura economica e sociale. Mentre le grandi aziende hanno progetti in corso da anni, i piccoli imprenditori si stanno affacciando per la prima volta a questo mondo. Se impostata in una dimensione temporale di medio-lungo periodo, la sostenibilità agisce positivamente sul capitale reputazionale delle pmi e sui suoi asset valoriali e sullo stakeholder engagement.

Su questi temi Fòrema, società di Assindustria Venetocentro dedicata alla formazione diretta da Matteo Sinigaglia, ha organizzato un webinar il prossimo 25 febbraio, dalle ore 16 alle ore 18. “Essere sostenibili significa utilizzare una leva di posizionamento e di distinzione nel mercato – spiega Luca Passadore, amministratore delegato Fòrema – ma anche ridurre il profilo di rischio nelle dinamiche finanziarie, diventare un incubatore e un acceleratore di innovazione sotto il profilo del prodotto e del processo produttivo, creare legami proficui con il territorio”.

Al tavolo (virtuale) dei relatori siederanno, oltre allo stesso Passadore, Mario Ambrosi, presidente di Iase Italy, il principale ente internazionale per la certificazione degli standard per gli operatori del settore Esg; Gloria Milan, fondatrice ICDLAB, Innovative communication development, Andrea Rizzi, consulente manageriale Inner, Marco Omboni, direttore marketing e relazioni esterne Isap Packaging; i relatori saranno moderati da Stefano Martello, giornalista e condirettore collana New Fabric Pacini Editore.

Per le piccole e medie aziende venete sarà l’occasione per conoscere la più importate certificazione mondiale sui fattori “Esg”, acronimo di “environmental, social and governance”, tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento.

Infatti, come sostiene Gloria Milan di ICDLAB:  “La dimensione della sostenibilità sta diventando sempre più stringente e riconosciuta dal mercato, questo vale anche per le PMI, il tessuto produttivo del nostro territorio e del nostro paese. La sfida di oggi e di domani è imparare ad essere sostenibili e a comunicare questa scelta di campo in maniera efficace, per capitalizzare i vantaggi economici e sociali che ne derivano”.

E proprio durante la pandemia è nata l’Iase (Associazione internazionale per l’economia sostenibile, ndr), la prima associazione al mondo che certificherà i professionisti con riguardo ai fattori Esg attraverso un percorso online; l’Italia rientra tra gli oltre 25 Paesi che hanno avviato un rapporto di collaborazione con la Iase, la cui sede principale è a Londra. L’associazione, che mira ad essere il principale istituto di certificazione internazionale per tutti i professionisti nel campo dei fattori Esg, avrà inizialmente due tipi di certificazione.

Mario Ambrosi, è il presidente di Iase Italy (la rappresentanza italiana dell’International association for sustainable economy, ndr). “Iase Italy è la filiale nazionale italiana di IASE che certificherà i professionisti con riguardo ai fattori Esg attraverso un percorso online, sfruttando le più innovative tecnologie. L’obiettivo è quello di migliorare gli standard professionali Esg sia in ambito finanziario sia in ambito economico e di business, a livello nazionale e internazionale. Svilupperemo relazioni con tutti gli enti, siano essi del mondo della finanza, piuttosto che del mondo produttivo”.

Entrando nei dettagli degli interventi, Isap Packaging è un’azienda italiana produttrice di packaging e stoviglie monouso (ieri solo in plastica, oggi anche in materiali alternativi), con 250 dipendenti tra gli stabilimenti di Verona e Catania, oltre 15 milioni di euro di investimenti in innovazione di processo e prodotto negli ultimi 3 anni e 31 mercati tra Italia e resto del mondo, è leader nel comparto della ristorazione collettiva.

“Le materie prime utilizzate, le tipologie di prodotti realizzati, le occasioni d’uso più tipiche: tutto sembra collocarci, oggi, al centro della tempesta perfetta”, dichiara Marco Omboni, direttore marketing e relazioni esterne Isap Packaging, azienda veronese. “In realtà per noi la sostenibilità non brilla come la mannaia di una lama sospesa sulla nostra testa, ma come una stella che orienta, e da tempo, il nostro percorso. Perché, a ben pensarci, contenitori per il cibo e le bevande realizzati in Italia, con il materiale di volta in volta più adatto alle condizioni d’uso, insostituibili in caso di emergenza e laddove l’igiene a costi contenuti sia indispensabile, possono invece essere una splendida applicazione del concetto di sostenibilità globale: ambientale, economica, sociale. Rendere concreta questa applicazione è la nostra missione”.

 

 

 

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO

FÒREMA Nata a Padova nel 1983 in seno all’Associazione degli Industriali con l’obiettivo di formare i propri associati, dal 2012 ha iniziato a concentrarsi nella formazione esperienziale applicata allo sviluppo delle persone e alla lean production. Dopo la separazione da Niuko (la Srl costituita nel 2014 da Confindustria Padova e Confindustria Vicenza), completata nel 2019, e il conferimento della società ad Assindustria Venetocentro, oggi Fòrema si basa sul lavoro di sessanta professionisti, chiamati a proporre e gestire corsi e attività di consulenza con focus su salute, sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, ambiente (HSE), sviluppo organizzativo e  metodologia lean nelle smart factory, soft skills e formazione esperienziale, servizi per il lavoro. Fòrema lavora in partenariato con molteplici enti pubblici, in particolare segue progetti per la scuola, gli ITS e l’Università di Padova. Questi sono i numeri che la rendono una delle maggiori società di formazione del sistema Confindustria in Italia: tra il 2017 e il 2019 ha mobilitato oltre 16 milioni di euro per la formazione delle imprese tra Fondimpresa, Fondirigenti, FSE e altri fondi. Solo nel 2019 ha formato 23.000 persone, tra occupati (dagli apprendisti ai manager), soggetti in cerca di lavoro o di ricollocamento (neet, giovani under 30, disoccupati e over 50), personale della pubblica amministrazione e delle scuole. Nel mentre, ha erogato 58.400 ore di formazione a 1.548 aziende, oltre a 50.000 ore di e-learning.