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BEPPE GIOVINCO, L’ADDIO AL RAVENNA DOPO UNA DELLE MIGLIORI STAGIONI DI SEMPRE
Sei gol, poi l’assenza nelle due partite decisive. Contratto scaduto, ora lo cercano team di serie C e B
La sensazione che rimane in bocca è amara. È quella di una grande stagione, probabilmente la migliore di sempre, che poteva portarlo al record di gol. Ma la cavalcata si è fermata, coi pochi minuti giocati nelle ultime due partite decisive. Non ha aiutato neppure il Covid, che ha interrotto tutte le competizioni e mandato “fuori fase” chi era al top della condizione. Ma alla fine il bilancio è molto positivo: in questa stagione ha segnato sei reti, ha mandato in gol mezza dozzina di volte i compagni con assist millimetrici e complessivamente è risultato essere uno dei giocatori più incisivi del Ravenna.
Il protagonista di questa parabola è Giuseppe Giovinco, che sulla soglia dei 30 anni (li compirà il prossimo 26 settembre) è chiamato all’ennesima sfida professionale. Col contratto scaduto al 30 giugno inizia la nuova sfida: trovare una squadra che abbia un progetto vincente, per rimanere tra i professionisti e, perché no, puntare alla serie B. Sempre con la sua forza scattante, la sua velocità e quelle intuizioni da vero trequartista, uno degli ultimi della serie C italiana, un numero 10 all’antica, di quelli che con una giocata ti risolvono la partita e che, quando devono, sanno segnare il gol decisivo con giocate di rara bellezza. In campo, è sempre un leone: un po’ come quel tatuaggio sulla schiena che si è fatto in onore del figlio Leonardo, che a due anni è già un patito del pallone. Come probamente sarà anche il secondogenito, Riccardo, appena nato.
Come sempre, sarà dura. Il peso del cognome (il fratello Sebastian è una leggenda, i due avevano iniziato a giocare assieme nelle giovanili della Juventus prima che le loro strade si dividessero) avrà ancora una volta la sua parte. In molti credono che i più piccoli errori non gli vengano perdonati, perché tutti lo guardano con la lente d’ingrandimento del cognome. A lui invece non piace star al centro dell’attenzione, a lui piace solo far gol, o ancor meglio: mandare in rete i compagni. Meglio se lontano dall’ombra ingombrante del fratello. Una strada che sta percorrendo con l’amico procuratore Paolo Tricoli e l’agenzia internazionale Keyscout football. Realtà nuove, nella sua vita: ha lasciato il vecchio procuratore, che al tempo rappresentava anche il fratello.
E adesso è l’ora di iniziare un nuovo progetto, un progetto vincente. In carriera, di sfide importanti ne ha vinte. Con la Juventus, aveva vinto due tornei Viareggio giocando nelle giovanili. Poi è arrivata la Carrarese, prima esperienza tra i professionisti in un club appena comperato da Buffon che vinse il campionato. Quindi l’anno a Viareggio, quando finalmente trova il suo posto in campo, in attacco, dopo aver a lungo giocato da esterno: finale di Coppa Italia raggiunta (anche) con una sua doppietta al Pisa. Un anno memorabile, pari a quello con il Catanzaro, quello del record di gol e probabilmente una delle sue stagioni migliori. Poi è arrivato il Matera, coi problemi connessi al mancato pagamento degli stipendi. Infine l’Imolese e nell’ultima stagione il Ravenna.
Di gol, in carriera, ne ha fatti tanti. Ma lui ne sceglie tre: quello di quest’anno da trenta metri in Ravenna-Vis Pesaro, quello su punizione in Pisa-Viareggio che gli diede la finale di Coppa Italia e la rete in Catanzaro-Matera, quando giocava in giallorosso.
Il più importante però sarà il prossimo, quello che lo porterà a cavalcare un nuovo progetto vincente. Meglio se in serie B, a pochi passi dal paradiso della A.
ECOMM FASHION 2020: A RISCHIO CHIUSURA 17.000 NEGOZI
È in corso su e-comm.events la prima digital convention nazionale interamente dedicata al mondo della moda italiana dove si è da poco conclusa l’Assemblea Plenaria con la partecipazione dei Presidenti di Assocalzaturifici e Federpreziosi oltre al Segretario Generale di Federazione Moda Italiana. Tre negozi su quattro stanno registrando fatturati in calo.
Si è aperta stamattina la digital convention ECOMM FASHION, gli “Stati Generali” della moda italiana, che radunerà nel corso dell’intera giornata molti top player del settore per fare il punto della situazione in un momento di grandi cambiamenti. “È cambiato tutto dopo il COVID, e oggi assistiamo ad uno smarrimento senza precedenti per il nostro settore. Riteniamo quindi che proprio in questo momento ci sia bisogno di unione, e che ci sia bisogno anche di traghettare un cambiamento. Una vera e propria rivoluzione. E la rivoluzione passa attraverso tecnologie, passa attraverso informazioni ma passa soprattutto attraverso un cambio di mentalità”, apre così l’Assemblea Plenaria Bassel Bakdounes, Ceo di Velvet Media, holding veneta organizzatrice dell’evento digitale.
Durante l’Assemblea Plenaria appena conclusa, ove sono intervenuti i principali esponenti delle associazioni di settore, Massimo Torti, Segretario Generale della Federazione Moda Italia, ha segnalato nuovi dati elaborati dal proprio centro-studi inerenti il segmento moda. Dei 115.000 punti vendita in Italia, pari ad una forza lavoro di circa 313.000 addetti, dopo il 18 maggio, data di fine lockdown, hanno riaperto il 94% di cui il 76% hanno fatto registrare forti cali di fatturato, soprattutto nelle grandi città e nei centri storici privi di turismo. Da qui le stime, che prevedono perdite di circa 15 miliardi di consumi con il rischio di chiusura di 17.000 punti vendita e di conseguenza perdita di 35.000 posti di lavoro. Altrettanto significativa la percentuale di digitalizzazione dei punti vendita, a chiusura del 2019 solo il 36,2% dei punti vendita aveva già un sito web mentre il 67,1% utilizzava almeno i social network. “I confini tra fisico e virtuale si attenuano. Il negozio fisico non è destinato a tramontare ma ad evolversi. Evoluzione è il concetto chiave.” sottolinea Torti.
Un quadro altrettanto complesso quello presentato in anteprima da Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici. Dall’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda e presentata in anteprima ad Ecomm emerge un quadro difficile. Nel primo trimestre del 2020 le imprese del comparto calzaturiero hanno accusato una flessione media del fatturato pari al -38,4%, con una perdita complessiva stimata in 1,7 miliardi di euro. Nel dettaglio il 60% delle aziende calzaturiere a campione ha registrato, nei primi tre mesi 2020, un calo del fatturato compreso tra il -20% e il -50% rispetto all’analogo periodo 2019; un ulteriore 20% degli interpellati ha rilevato una contrazione superiore al -50%. Se guardiamo alla raccolta ordini le prospettive non sono migliori: il 46% delle aziende intervistate ha indicato un calo tendenziale nel primo trimestre compreso tra il -20% e il -50%; il 37% ha subìto un arretramento superiore al -50% con un decremento medio degli ordinativi pari al -46,2%. Spiega Badon: “Ci troviamo chiaramente di fronte a sfide impegnative e definitive nella loro capacità di plasmare l’industria e il mercato. I fattori del cambiamento che ciascuno di noi stava affrontando negli ultimi anni – l’esplosione dei canali digitali di vendita, accelerazione e disintermediazione nei processi di acquisto e progressiva selezione della distribuzione tradizionale multimarca – sono diventati in pochi mesi la condizione normale in cui operano gli imprenditori.”
Infine Steven Tranquilli, Direttore di Federpreziosi, conferma che anche un settore tendenzialmente conservatore come quello dei preziosi sta avviando l’integrazione tra canali tradizionali di vendita e mondo digitale. Sebbene con un po’ più di ritardo nella trasformazione, i dati segnalano che il 48,1% delle gioiellerie ha sia un sito web che un profilo sui social network, di cui il 22,6% ha soltanto profilo social mentre il 29,3% non ha alcuna strategia di comunicazione.
ECOMM FASHION 2020 7 LUGLIO 2020 – GLI “STATI GENERALI” DELLA MODA ITALIANA
Il futuro del retail, la rivoluzione digitale e l’evoluzione della sostenibilità sono i principali temi affrontati da Ecomm Fashion 2020, prima digital convention organizzata da Velvet Media che riunirà, in un luogo d’incontro virtuale, molti dei principali player del settore per segnare un punto di svolta nella ricostruzione del sistema moda Italia partendo dal dibattito e dal confronto sugli epocali cambiamenti in atto.
L’industria della moda italiana è stata tra le più colpite dalla pandemia ed il lungo lockdown dovuto a Covid 19 ha generato fortissimi disagi a tutta la filiera. Dallo stop alle fabbriche, al crollo delle vendite dei canali retail fisici passando per il blocco alle esportazioni oltre i confini. Il risultato di questa crisi globale ha fatto registrare nel mercato moda Italia rilevanti segni negativi a chiusura del primo trimestre 2020. Tuttavia, un incoraggiante segnale positivo è stato registrato dai canali retail digitali, a testimonianza della necessaria accelerazione nella trasformazione digitale delle aziende che porterà a nuovi target di riferimento ed a nuovi stili di vita. Di assoluto rilievo il riferimento alla Generazione Z, tra i principali fruitori dei canali digitali come e-commerce e social media, che manifesta sempre con più convinzione la necessità di stili di vita che diano più importanza a scelte sostenibili, moderate e consapevoli.
Prende spunto da questo scenario l’esigenza di convocare una sorta di “Stati Generali” della moda italiana in un evento digitale come Ecomm Fashion 2020 programmato per il prossimo 7 luglio e organizzato da Velvet Media, holding veneta del marketing e della vendita online.
Bassel Bakdounes, ceo di Velvet Media e promotore della convention digitale, spiega: “La digitalizzazione nel settore della moda ha subito una accelerazione di dieci anni in poche settimane. Per rispondere a questo cambiamento radicale, le aziende oggi devono evolvere il proprio modo di fare business. Attraverso questi “Stati Generali” vogliamo fornire alle realtà del fashion le informazioni, le competenze e gli strumenti più innovativi per affrontare il contesto attuale e mettere fine all’apocalisse del retail”.
Federazione Moda Italia, Assocalzaturifici, Federpreziosi, Polimoda, Università Bocconi di Milano, Facebook, Alibaba, Digital Media Research, Bain & Company Italia, Launchmetrics, sono solo alcuni dei protagonisti che, insieme ad oltre 70 speaker, si alterneranno in 2 assemblee plenarie, 48 workshop e 6 talks nella giornata del 7 luglio 2020 dalle 9.30 alle 19 sulla piattaforma https://e-comm.events .
Un dialogo diretto e mirato tra Imprenditori, Manager, Istituzioni e Opinion Leader per presentare numeri, iniziative, progetti e strumenti per comprendere, affrontare e gestire al meglio i nuovi scenari che caratterizzeranno il sistema moda italiano e internazionale in diverse “stanze virtuali” tra cui una virtual room plenaria, 8 meeting room dedicate a workshop tematici, 3 sale talk ed un Expo con oltre 50 stand virtuali in cui programmare video incontri B2B.
Addetti ai lavori, stampa e tutti gli utenti interessati potranno liberamente registrarsi al link https://ecomm.events per partecipare al dibattito su novità, considerazioni e strategie inerenti il panorama moda Italia con la possibilità di intervenire e porre domande nelle stanze appositamente adibite.
LA SVOLTA GREEN DI BASPED, CONSEGNE IN BICI E COL TRENINO ELETTRICO
La divisione di Bracchi Group dedicata all’express delivery lancia la propria rivoluzione ambientalista. Ottocentomila spedizioni all’anno, le sfide delle consegne con le bici in Nord Europa e col treno elettrico sulle Alpi, ma anche attività di waste recovery in Germania e Francia. Lamberto Facchinelli, sales manager: “La fase di lockdown ha spinto Bracchi Group a fare nuovi passi avanti su digitalizzazione e innovazione tecnologica”
La crisi del Covid ha accelerato le innovazioni nel settore della logistica e dei trasporti. I trend sono chiari: trasporti sempre più green e veloci grazie alla digitalizzazione dei processi. Ma anche una nuova sensibilità per raggiungere con mezzi alternativi le città o i luoghi più isolati. Basped, la divisione di Bracchi Group dedicata all’express delivery, durante il lockdown ha sviluppato dei nuovi servizi, destinati a cambiare il modello con cui gli artigiani del made in Italy (ma non solo) spediranno i propri prodotti. Qualche esempio? Le consegne in bicicletta nelle boutique delle capitali scandinave o i trasporti con treni elettrici nelle località alpine, che arrivano dopo le consegne invernali di oggetti di valore negli chalet con il gatto delle nevi e le motoslitte.
Basped ha sposato sempre più la filosofia green, anche grazie a nuove sfide, come quella proposta da un importante brand internazionale, che aveva bisogno di consegne in centri storici interdetti al traffico. Sposando la dottrina ambientalista ben radicata in paesi come Svezia, Danimarca e Norvegia, Basped ha deciso di avvalersi di un network di biker per distribuire capillarmente nei centri cittadini di Oslo, Stoccolma e Copenaghen. “La componente tecnologica e digitale, l’elevata flessibilità operativa nel soddisfare i clienti, la qualità delle persone – commenta Cristiano Pellizzari, customer service and network manager – rappresentano elementi indispensabili per essere competitivi e vincenti sul mercato”
Peraltro, va detto che tra gli oltre 800.000 pacchi movimentati ogni anno da Basped non mancano consegne che sono vere e proprie sfide. Ad esempio, per rifornire i negozi di Zermatt, nelle Alpi svizzere, i colli viaggiano su mezzi elettrici, a partire da un futuristico trenino. Ma le iniziative green non si limitano all’utilizzo di bici e mezzi elettrici per il trasporto urbano o al privilegiare il trasporto su rotaia quando possibile. Si va dalla flotta di mezzi di proprietà ad alta classificazione Euro 5 o 6 per i trasporti su strada, all’utilizzo di software e tecnologie che ottimizzano tutta la catena di supply chain e riducono gli sprechi. E ancora, razionalizzazione del packaging e riduzione dell’impatto ambientale dei magazzini. Molto importanti anche le iniziative di waste recovery, ovvero il recupero dei materiali di imballo, un servizio effettuato in modo efficace anche in Germania e nell’area metropolitana di Parigi.
Bracchi Group inoltre lavora in ottica green anche dal punto di vista energetico: i magazzini di Fara Gera d’Adda, nel Bergamasco, sono dotati di impianti fotovoltaici e le luci dei magazzini sono tutte al led con un risparmio medio del 65%: nel 2019 il consumo è passato da quasi settantamila Kw mensili a poco più di ventimila Kw. Poi ci sono carrelli elevatori e transpallet dotati di una nuova tecnologia di batterie che usano le ricariche a gas (quindi atossici), scelta adottata ad esempio nella struttura di Bassano del Grappa, nel Vicentino.
“Le parole chiave per la ripartenza sono due: green e digitale”, spiega Lamberto Facchinelli, sales manager di Basped: “La fase di lockdown ha spinto Bracchi Group a fare nuovi passi avanti in termini di digitalizzazione e innovazione tecnologica. Da sempre investiamo molto nell’ambito IT e questo garantisce al nostro customer service visibilità, tracciabilità, tempestività e disponibilità di informazione per i nostri clienti”.
Infatti, proprio in ambito digital la gestione dei servizi per l’ecommerce ha registrato durante l’emergenza una impennata. Basped ha quindi ampliato e diversificato il proprio pacchetto di servizi offerti per l’ecommerce. Questo grazie anche a una sempre maggiore sinergia con Truckpooling, lo strumento di Bracchi Group pensato per supportare le aziende nella creazione, tracciamento e gestione delle spedizioni scegliendo la migliore soluzione in termini di costo-servizio.
LA STORIA DI BRACCHI GROUP Bracchi viene fondata nel 1928 come azienda di trasporto locale. Dopo esser stata acquisita nel 1968 da Tranquillo Annoni, l’azienda ha ampliato la sua presenza affermandosi come realtà di rilievo prima a livello nazionale e poi nei Paesi dell’Est Europa. Alla fine degli anni Ottanta Bracchi inizia ad investire nella sua flotta mezzi per imporsi nel settore dei macchinari agricoli. Negli anni Novanta sono stati avviati i primi progetti di logistica integrata e di outsourcing per clienti strategici. Nel 1994 Bracchi stabilisce i suoi headquarters a Fara Gera d’Adda (in provincia di Bergamo). In seguito, l’azienda investirà nella costruzione di nuovi magazzini in tutta Europa per espandere il proprio network e nel trasporto internazionale, introducendo servizi di trasporto marittimo e aereo. Nel 1997 viene fondata a Lublin, in Polonia, la prima filiale estera di Bracchi, B.P. Transports, destinata a seguire il traffico da e per l’Est Europa. Nel 2009 la struttura logistica della sede di Fara Gera d’Adda viene potenziata con un nuovo magazzino di 20.000 metri quadri e un nuovo allestimento dedicati ad un cliente che ha scelto Bracchi come partner logistico da oltre 30 anni. Nel 2010 e nel 2012 vengono inaugurati i due poli logistici di Levice e Dunajska Streda in Slovacchia, dedicati alla logistica e alla distribuzione di ascensori e consumer goods nell’Est Europa. Nel 2015 nasce ad Ettenheim Bracchi Deutschland, la filiale tedesca di Bracchi: un polo logistico di 44.000 metri quadri di superficie coperta, dotato delle tecnologie più avanzate e in una posizione strategica per la gestione del traffico europeo. Nel 2017 parte il progetto per un nuovo polo logistico hi-tech nel parco industriale di Kostolné Kračany, ancora in Slovacchia. Grazie ad una superficie di 65.000 metri quadri, offre servizi di logistica standard e integrata a diversi clienti. Il 2018 segna un nuovo importante traguardo: l’acquisizione di Bas Group, realtà storica di Bassano del Grappa (nel Vicentino) formata da quattro aziende di trasporti e logistica specializzate nei più vari settori, dal food al beverage, dal fashion all’e-commerce. Logistic Net, Il Corriere, Basped e Bas Express condividono con Bracchi un approccio orientato al cliente e una forte attitudine all’innovazione. Grazie a questa acquisizione il Gruppo Bracchi consolida la sua leadership ampliando la propria offerta a nuovi business strategici e a nuove aree geografiche.
CALCIATORI ALLEATI PER BENEFICENZA, NASCE LA START UP ALL STARS FOR GOOD
È online la piattaforma che permette ai campioni dello sport di donare ai fan le maglie-cimelio della carriera. I fondi raccolti sono destinati a progetti solidali. Boom di attività durante il Coronavirus, gli sportivi hanno dedicato il loro tempo per la beneficenza: picchi di richieste per le maglie di Iori, Pascali e Alfonso. I founder: “Partecipano fan persino da Irlanda e Lussemburgo”
Lo sport si è fermato per colpa del Coronavirus, ma in compenso ha accelerato l’attività di All Stars For Good (www.allstarsforgood.com), start up benefica fondata in Veneto. La piattaforma ospita calciatori, pallavolisti e campioni sportivi di ogni disciplina mettendoli in relazione coi loro fan grazie alla solidarietà. Il meccanismo è semplice: il campione mette a disposizione un’esperienza o una maglia. A quel punto scatta il countdown tra gli appassionati per aggiudicarsi la maglietta autografata, alcune sono cimeli di anni fa. Il ricavato viene devoluto in beneficienza ad un’associazione scelta o dal campione stesso oppure dall’utente che si aggiudica la maglia. Tra le altre realtà a cui sono destinate i fondi, gli ospedali di Cittadella, nel Padovano, di Vicenza, di Cosenza e di Brescia, ma anche fondazioni, come quella per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica.
In poche settimane, sono già state consegnate decine di maglie, anche grazie alla maggiore disponibilità degli sportivi che in questo periodo sono lontani dalle competizioni. “Il tutto in totale trasparenza”, spiegano i due giovani founder della start up Omar Rossetto e Irene Berno. “Durante il Coronavirus, abbiamo deciso di devolvere il 100% del ricavato in beneficenza, quasi tutti i fondi sono stati destinati alla lotta contro il Covid-19: in questo periodo ci è sembrato ancora più importante dare il nostro contributo a sostegno delle cause benefiche selezionate. Nei prossimi mesi attiveremo altre donazioni, mantenendo saldo il principio della massima trasparenza. Tutti i soggetti coinvolti (benefattore, sportivo o social media celebrity e beneficiario) saranno sempre a conoscenza del reale importo che verrà devoluto a sostegno della causa prescelta e quale sarà la fee che invece tratterremo”.
Il progetto ha raggiunto in questi mesi una dimensione internazionale: dalla maglia numero 10 di Federico Dionisi del Frosinone, consegnata in Irlanda, alla maglia di Alessandro Ballan, indossata nel podio delle Fiandre per l’incoronazione a campione del mondo, recapitata in Lussemburgo. Dalla serie A è arrivata la solidarietà del portiere del Brescia, Enrico Alfonso, che ha proposto ai propri tifosi le magliette indossate durante due importanti match contro Milan e Juve. Manuel Iori, capitano del Cittadella, e Manuel Pascali, ex Cittadella, hanno donato maglie emblematiche per la storia della loro carriera, passata da Cesena a Torino, fino a Cosenza e Cittadella. Ma ci sono molte altre opportunità per i fan, gli aggiornamenti sono registrati su allstarsforgood.com.
A sostenere la promozione della start up c’è Velvet Sport, spin off della holding veneta della comunicazione Velvet Media. Velvet Sport, guidata dal professionista nelle pubbliche relazioni Fabio Volpato, è realtà leader nel Triveneto nel marketing sportivo. Partner delle più blasonate squadre di Serie A, tra cui il Brescia Calcio, Bologna e Udinese, Velvet Sport si basa su un database di oltre 300 atleti, offrendo la possibilità di entrare in contatto con i grandi campioni del presente e del passato, rendendoli portavoce dei propri valori aziendali.
EURO&PROMOS , IL FUTURO DELLE SANIFICAZIONI AMBIENTALI ANTI-COVID-19
Migliaia di persone al lavoro, centinaia di cantieri aperti e adesso gli studi innovativi del dipartimento Ricerca e Sviluppo. L’ad Alberto Tavano Colussi: “Le aziende devono uscire dal lockdown, ma prima è prioritario ripristinare la salubrità degli ambienti di lavoro”. Le agevolazioni fiscali e il vademecum per riaprire durante Fase 2 dell’emergenza
La sanificazione degli ambienti è uno dei punti fermi del Protocollo per la sicurezza dei luoghi di lavoro. Lo ha ribadito più volte il premier Giuseppe Conte. Le direttive del governo, contenute nella circolare del 22 febbraio del Ministero della Salute, sono chiare: è consigliato alle aziende, prima di riaprire, la sanificazione ambientale. La prima fase è quella della detersione. A seguire, per la decontaminazione serve l’uso di ipoclorito di sodio diluito allo 0,1%; in alternativa viene suggerito l’utilizzo di etanolo (alcool etilico) al 70%. Per incentivare tali operazioni, il decreto “Cura Italia” prevede un bonus sotto forma di credito d’imposta pari alla metà della spesa per un massimo di 20 mila euro nel corso dell’anno.
Ma per sconfiggere la pandemia queste misure forse non saranno sufficienti. Per questo Euro&Promos, azienda di Udine leader nazionale nel facility management con settemila dipendenti e un fatturato di oltre 140 milioni di euro, dall’inizio dell’emergenza ha messo al lavoro il team di ricercatori della propria divisione Ricerca e Sviluppo. In collaborazione con Università e aziende innovative sul fronte delle sanificazioni, ha al vaglio due strategie rivoluzionarie. La prima è l’uso dell’irradiazione germicida ultravioletta, metodo di sterilizzazione che usa la luce ultravioletta (UV) alla lunghezza d’onda UV-C, che modifica il DNA o l’RNA del Covid-19 (ma anche di altri germi e batteri) e quindi gli impedisce di riprodursi. La seconda è relativa al perfezionamento di uno strumento già in uso, quello dell’ozono, che, saturando e ossidando l’ambiente, permette una sanificazione totale. Entrambi i progetti si sposano con l’economia circolare e l’approccio green al mondo delle pulizie.
È difficile che determinate attrezzature siano a disposizione di un comune cittadino, in quanto molto costose e altamente specializzate. Il knowhow del professionista della sanificazione rappresenta una sicurezza nelle modalità, tecniche e nelle attrezzature utilizzate.
Alberto Tavano Colussi, amministratore delegato di Euro&Promos F.M. S.p.A.: “La sanificazione adotta metodi professionali, strutturati e più incisivi di pulizia degli spazi, con protocolli stabiliti e comprovati per ogni esigenza specifica: spazi interni ed esterni, arredi, superfici di varia natura. Euro&Promos, per esempio, è in grado di intervenire in ogni ambiente: sedi aziendali, uffici, luoghi pubblici, strutture sanitarie, retail, stabilimenti industriali, Ho.re.ca.
Normalmente viene svolto un sopralluogo da parte del nostro tecnico responsabile al fine valutare lo stato dell’area interessata, le caratteristiche di ogni ambiente, stabilendo la corretta organizzazione dell’intervento, sia in termini di tempi che di risorse da impiegare. Gli interventi di igienizzazione, disinfezione e sanificazione vengono effettuati dal personale specializzato che utilizza attrezzature all’avanguardia e prodotti che non danneggiano la salubrità dell’area trattata.”
CORONAVIRUS, I-TECH MEDICAL DIVISION DONA MIGLIAIA DI SATURIMETRI A REGIONI E OSPEDALI
Il “pulsossimetro” è lo strumento che definisce la presenza di ossigeno nel sangue, sono spariti dal commercio: i medici di base li stanno chiedendo per evitare che i pazienti arrivino in ospedale in dispnea. È boom nelle vendite online, ma i prezzi sono gonfiati. La veneziana I-Tech Medical Division: “Ne abbiamo a disposizione, ma preferiamo regalarli alle istituzioni che venderli”. Le donazioni in tutta Italia
Fino a pochi giorni fa era uno strumento che si vedeva solo in ospedale, quella “molletta” messa al dito dei ricoverati. Oggi è uno dei modi fondamentali per capire in tempo se il Coronavirus sta distruggendo i polmoni. È il pulsossimetro: dispositivo medico che permette di misurare il battito cardiaco e la saturazione di ossigeno nel sangue. Da perfetto sconosciuto a strumento introvabile: dopo esser diventato di moda nei talk show, ora in farmacia non si trova più e online ci sono gli sciacalli che lo vendono a prezzi gonfiati.
Ebbene, a Martellago, nel Veneziano, ha sede la I-Tech Medical Division, azienda leader nella creazione e diffusione di dispositivi elettromedicali. Ad oggi, è tra le due o tre aziende in Italia ad avere ancora pulsossimetri in vendita. Ma è l’unica ad averli pronti oggi: sono programmate consegne per oltre centomila pezzi in queste ore. “In alcuni casi piuttosto di venderli preferiamo donarli”, dicono il presidente Massimo Marcon e l’amministratore delegato Matteo Zennaro. “Per questo abbiamo già contattato le Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, zone molto colpite dal Covid-19, e siamo pronti alla donazione agli ospedali di tutta Italia: abbiamo già consegnato mille saturimetri e duecento termometri digitali a infrarossi. Saranno distribuiti alle Usl o ai medici di base, che stanno implorando di averne il più possibile per permettere ai loro pazienti la misurazione autonoma dei valori di ossigeno nel sangue ed evitare che arrivino in ospedale coi sintomi della dispnea o polipnea. In alcuni casi li regaliamo anche alle associazioni di volontariato che ce ne fanno richiesta”.
E quando qualcosa è necessario, c’è sempre chi ne approfitta. A lanciare l’allarme la I-Tech Medical Division, leader nazionale nella distribuzione di apparati medici (i modelli Fox-200 e Fox-300 sono molto noti tra i professionisti). “Alcuni giorni dopo le nostre prime donazioni, lo strumento è diventato di moda, forse troppo, e abbiamo visto prezzi gonfiati online”, spiega ancora Marcon, alla guida di una azienda con mezzo secolo di storia e una settantina di dipendenti, agenti e informatori medici. Per evitare truffe ai danni dei cittadini, l’azienda ribadisce perciò i prezzi ufficiali dei propri strumenti: “I nostri pulsossimetri, che sono dispositivi medici certificati, hanno un prezzo al pubblico che può avere una forbice da 49 a 69 euro massimi, a seconda del modello”.
I-Tech Medical Division in queste ore peraltro si sta concentrando anche sul fronte dell’informazione: è stata attivata una specifica campagna informativa sui social network per spiegare agli utenti come utilizzare questi dispositivi medici che di solito sono usati solo da professionisti. “Il saturimetro viene posizionato su zone anatomiche ricche di capillari, come il dito indice della mano”, spiegano dall’azienda veneta. “Monitorare i livelli di saturazione dell’ossigeno in tempo reale permette di valutare rapidamente, sia in ambito domestico che durante emergenze sanitarie, la necessità di ricorrere alla ventilazione assistita. Ma anche di valutare l’efficacia delle terapie farmacologiche e dei trattamenti fatti per riportare l’ossigeno a valori normali. È uno strumento salvavita, il nostro obiettivo è che chiunque lo possa utilizzare”.
L’APPELLO DELL’AZIENDA VICENTINA: ABBIAMO POLIESTERE PER TRE MILIONI DI MASCHERINE, CERCHIAMO CHI SAPPIA CUCIRLE
La Chioccarello converte la propria produzione “Made in Veneto”: in magazzino pronti centomila metri di tessuto certificato e riciclabile. Già in consegna 20 mila mascherine alla Protezione Civile della Regione Friuli-Venezia Giulia. I titolari, Matteo e Michele Chioccarello: “Vogliamo aiutare chi opera nell’emergenza, non possiamo dipendere dalla Cina per le mascherine”
A Torrebelvicino, vicino a Schio, nel Vicentino, ha sede la Chioccarello Srl, azienda tessile, nata nel 1962, che nel corso di oltre mezzo secolo di attività si è specializzata nella produzione e commercializzazione di tessuti di fibre naturali, artificiali e sintetiche per il settore dell’arredamento. Da sempre tutta la produzione è locale. “Siamo 100% made in Veneto”, rivendicano i titolari, i fratelli Matteo e Michele Chioccarello che, nel pieno dell’emergenza Coronavirus, hanno deciso di cambiare completamente le priorità della produzione, coinvolgendo i 15 dipendenti e attivando degli innovativi processi per creare materiali adatti alle mascherine nei due stabilimenti aziendali, quattromila metri quadri in tutto di superficie.
I primi a beneficiarne sono stati i volontari della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia: hanno consegnato nei passati giorni il loro tessuto all’azienda confezionatrice Prelinea Srl di Treppo Grande, in provincia di Udine, che dopo la lavorazione sta facendo avere in queste ore le prime 20 mila mascherine ai volontari.
Ma si potrebbe far molto di più. A Schio oggi sono accatastati 300 mila metri quadrati di tessuto da destinare al settore per l’arredamento home-office, sedie, poltrone e pannelli per ufficio, forniture contract, sale da cinema e comunità. Negli ultimi giorni 100 mila metri di poliestere sono stati sottoposti ad un trattamento ad hoc, tramite una immersione in un apposito liquido. L’azienda già cinque anni fa aveva ottenuto le certificazioni necessarie per questo processo produttivo, aveva infatti venduto del materiale per mascherine realizzate in Svezia, dove la normativa è molto severa.
“Il tessuto che abbiamo realizzato è riciclabile al 100% e può essere lavato fino a cinque volte a 60 gradi in lavatrice”, spiegano i Chioccarello. “Non è quindi un prodotto usa e getta. Ma il nostro problema è che non siamo produttori di mascherine, servono dei macchinari professionali per tagliare e cucire che noi non abbiamo. Ci stanno contattando molte aziende, anche dall’estero, per comperare il materiale. Ma preferiamo che rimanga in Italia. È ora di finirla con questa dipendenza dalla Cina per gli strumenti di protezione individuali”.
Considerato che in media, da ogni metro si possono ricavare dalle 25 alle 30 mascherine, significa che nei magazzini di Schio sono ferme circa tre milioni di possibili mascherine. “In Italia servono 90 milioni di mascherine al mese”, conclude Michele Chioccarello. “E non le abbiamo. Il fatto di aver delocalizzato la produzione in Cina (non è il nostro caso) adesso è uno svantaggio. Noi stiamo giocando la nostra parte. Chi ha la possibilità di convertire questo tessuto è il benvenuto. Noi esportiamo in 27 paesi del mondo, abbiamo una quota del nostro fatturato di circa il 70% in export grazie a 500 colori di tessuti tecnici sempre disponibili a magazzino e a 300 mila metri di tessuto a stock. In questo caso però vorremmo che il tessuto per le mascherine rimanga in Italia. Aiutateci a trovare chi lo possa cucire”.
FAMIGLIA NAI, LA DINASTIA DEL PESCE VENETO
Quattro negozi tra il Padovano, il Vicentino e il Trevigiano, venti mercati cittadini gestiti e una famiglia che da quattro generazioni fornisce quattrocentomila clienti in Veneto. “E adesso col Coronavirus al via le consegne gratuite a domicilio”, annuncia il titolare Diego Nai
Quattro negozi, venti mercati settimanali, nuovi automarket. La dinastia del pesce in Veneto porta un nome: Nai. Sono questi i numeri di una realtà nella vendita al dettaglio del pesce che cresce settimana dopo settimana grazie ad una rete di distribuzione tra le più efficienti a livello nazionale e al lavoro di uno staff affiatato di 25 persone. Dalle coste locali al banco il pesce arriva in poche ore, per quanto riguarda gli approvvigionamenti internazionali la qualità è figlia di partnership con fornitori esteri selezionati per qualità e modalità di lavoro. “Questi sono i motivi del nostro successo imprenditoriale”, spiega Diego Nai, il titolare. “Abbiamo una media di quattrocentomila clienti l’anno e siamo in crescita costante”.
In questo momento di emergenza per il Coronavirus, il gruppo ha deciso di restare il più vicino possibile ai propri clienti. I negozi si sono attrezzati per la consegna a domicilio gratuita nei Comuni di riferimento, Cittadella, Castelfranco, Thiene, evitando spostamenti di persone e rallentando così le possibilità di contagio. “Un piccolo servizio che, in quanto attività della filiera alimentare, ci sentivamo in dovere di fornire alla comunità”, dice Diego Nai.
La sede storica del gruppo è a Cittadella, nel Padovano, in via Petrarca. Ma c’è anche una pescheria nel Vicentino, precisamente a Thiene in via Del Costo e l’ultima filiale è sorta nel Trevigiano, a Castelfranco Veneto, in via dei Carpani: è già punto di riferimento per gli amanti del pesce della zona, anche grazie a speciali macchinari di controllo dell’olio che garantiscono un pesce fritto salutare. Peraltro, il logo è noto nei mercati del Veneto: sono venti quelli dove ogni giorno Nai vende i propri prodotti tra le tre province, Padova, Vicenza e Treviso, dove ha anche aperto i negozi fisici.
“Tutto è cominciato nei primi del Novecento – raccontano i fratelli, Diego e Mirco Nai – quando il nostro bisnonno Riccardo iniziò l’attività vendendo pesce porta a porta e da lì poi la passione per il mare si è tramandata fino a noi che rappresentiamo la quarta generazione”.
Oggi è il racconto di uno staff che lavora per portare la miglior qualità al banco e permettere così ai clienti una vasta scelta. Per quanto riguarda il pesce fresco, ogni giorno vengono organizzati approvvigionamenti direttamente al mercato ittico di Chioggia e di Venezia e più volte a settimana arrivi dai principali mercati europei (Francia, Olanda, Norvegia e Danimarca per salmoni, rombi, code di rospo, filetti di halibut e merluzzi) ed internazionali (Canada per gli astici). I trasporti vengono effettuati con camion frigorifero per il pescato d’importazione europea e via aerea per le materie prime provenienti da oltre oceano. Per quanto riguarda il pesce congelato, Nai lavora sui mercati internazionali come Nuova Zelanda (per i totani), Francia ed Inghilterra (per le seppie), Ecuador (le mazzancolle tropicali), Argentina (per merluzzi e gamberi), Perù e Cile (per vongole, cozze, cappesante e totani), India e Vietnam. Questi prodotti arrivano in Italia via nave mediante container frigorifero e da qui trasportati via terra direttamente nelle celle di stoccaggio di Cittadella.
Di certo la passione aiuta, ma non basta per competere con le altre realtà del settore ittico, per distinguersi è necessario studiare i flussi del mercato contemporaneo, essere dinamici e captare i bisogni dei clienti per essere sempre pronti ad offrire il meglio. Non solo. Serve anche una dose di creatività. “Stiamo valutando l’introduzione di un esperto nutrizionista in pescheria, un’idea pensata per fornire un servizio più professionale ai nostri clienti”, precisa il titolare. “Potremo aiutarli nelle loro scelte e nei loro piani alimentari, il pesce ha nutrienti spesso molto differenti tra di loro e scegliere il migliore non è sempre facile”.